Aree idonee. Per la speculazione o l’indipendenza energetica?
La Presidente Todde ha iniziato il tour della Sardegna per individuare insieme agli amministratori locali le aree idonee dove poter installare le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici.
Le domande che ci poniamo sono: per cosa la RAS deve individuare le aree idonee? Per regalarle agli speculatori? Per produrre energia per lo Stato italiano?
Oppure dobbiamo ragionare su come rendere la nazione sarda indipendente a livello energetico? Magari fissando delle regole che regolamentano la quantità di produzione energetica in base alle esigenze del territorio?
Nel 2016, in appena 10 anni, l’Uruguay di Mujica ha raggiunto il 100% della produzione rinnovabile. Le centrali eoliche hanno permesso di abbassare i costi di produzione energetica di oltre 200 milioni di dollari all’anno e di ridurre le emissioni di gas serra dell’88%.
È assurdo che gli impianti di grandi dimensioni possano essere realizzati senza che esista una programmazione di base. Pensiamo che sia l’individuazione delle aree idonee sia il PRS debbano prevedere processi partecipativi e responsabilizzanti, aperti alla popolazione, per garantire democraticità e per cominciare ad abituarci al protagonismo nelle scelte che determinano modifiche del nostro territorio.
Ricordiamo che le decisioni della RAS in campo di zone idonee dovranno essere comunque approvate dal Ministero italiano, anche nel caso del coinvolgimento dei beni culturali per le aree archeologiche. Questo è il limite dell’autonomia, un sistema in cui la decisione finale non spetta mai a noi, mai alla gente che vive nel territorio.
Condividiamo gli obiettivi di vari comitati che propongono che le fonti di energia rinnovabile siano installate esclusivamente su aree i cui suoli siano già impermeabilizzati, superfici di copertura di tutti gli edifici, le aree contigue e di pertinenza delle arterie di trasporto, revamping o repowering senza incremento di altezza e occupazione di suolo. E aggiungiamo a questo elenco le aree compromesse e non ragionevolmente recuperabili per ragioni tecnico-economiche, le discariche dismesse, le cave esaurite, le aree industriali a terra, con limite percentuale di sfruttamento del territorio.
Solo l’indipendentismo offre l’opportunità di un cambiamento di paradigma e di approccio alla dinamica istituzionale tra Stato e Nazione Sarda. L’indipendentismo dà ai sardi l’occasione per costruire assieme la coscienza nazionale necessaria ad arginare dinamiche assurde e contrarie al bene della nostra terra.
3/9/2024
Repùblica