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L’Università tenta di onorare i Savoia, carnefici del popolo sardo

Sassari, 17 maggio 2025. Annullata all’ultimo momento la cerimonia organizzata all’università di Sassari dalla Delegazione sarda degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Manca di Mores, che avrebbe invitato a Sassari il signor Emanuele Filiberto di Savoia.

In occasione della Cavalcata Sarda, con la complicità del Rettore Gavino Mariotti, era stata organizzata una visita ufficiale nella sede centrale dell’Università con tanto di cerimonia in quell’aula magna che ormai da anni è chiusa agli stessi studenti.

Il Rettore, secondo le indiscrezioni, avrebbe dovuto consegnare all’erede di Casa Savoia un antico sigillo dell’Università di Sassari. Un’onorificenza, attestato di grande stima, che solitamente viene riconosciuta a chi ha dato lustro alla città o si è distinto nel campo sociale, culturale o istituzionale.

È importante ricordare che il signor Emanuele Filiberto non è in Sardegna come privato cittadino ma è stato invitato come rappresentante ufficiale di Casa Savoia. Ed è evidente, per chi conosce la Storia che questo e la sua famiglia non hanno sicuramente dato lustro né alla città di Sassari né alla Sardegna.

In molti hanno manifestato indignazione e insofferenza verso questa iniziativa: gli indipendentisti, gruppi di docenti e funzionari dell’università e alcuni gruppi di studenti. Per questo gli organizzatori hanno deciso all’ultimo momento di annullare la cerimonia ed evitare il confronto pubblico con chi voleva manifestare pacificamente il proprio dissenso.

Al netto di questa cerimonia, come indipendentiste e indipendentisti riteniamo imbarazzante e inaccettabile che in Sardegna il custode di un’istituzione libera e democratica quale dovrebbe essere il Magnifico Rettore Gavino Mariotti abbia anche solo per un attimo potuto pensare di ricevere e dare lustro agli eredi della monarchia italiana. Oltre che un assurdo storico è un’offesa inaccettabile nei confronti del popolo sardo e di tutte le persone che hanno lottato per la libertà della nazione sarda e sono state trucidate dalla ferocia dei monarchi italo-piemontesi che oggi questo signore si fregia senza vergogna di rappresentare.

I 140 anni di dominio sabaudo in Sardegna rappresentano uno dei periodi più bui della Storia della nostra terra:

  • la soppressione sistematica della cultura e della libertà linguistica;
  • l’editto delle chiudende del 1820 che ha cancellato per sempre il millenario sistema di gestione collettiva di terre e risorse;
  • l’estrattivismo criminale che ha comportato il disboscamento selvaggio della nostra Isola con l’abbattimento di oltre quattrocentomila ettari di bosco a favore dei privati e degli speculatori. Un danno insanabile che la Sardegna sta pagando ancora oggi;
  • le rivolte represse col sangue versato dai patrioti sardi tra i quali ricordiamo Vincenzo Sulis, don Francesco Sanna Corda e Francesco Cillocco la cui testa, dopo l’impiccagione, venne appesa per giorni alle porte di Sassari come monito per tutti;
  • gli eccidi su tutto il territorio nazionale sardo come quello di Thiesi nell’ottobre del 1800 che comportò il sacrificio di 16 sardi, l’incendio di 18 abitazioni, impiccagioni e condanne alla galera.

Questa è una sommaria descrizione del triste lascito dei Savoia alla nostra terra e al nostro popolo, oltre alla responsabilità politica che li lega all’avvento del fascismo e alla promulgazione delle leggi razziali.

Il contesto in cui si sarebbe dovuto svolgere questo appuntamento è noto a chi conosce l’università: nel più ampio e articolato fenomeno dello spopolamento, Sassari è inerte mentre osserva il lento e inesorabile calo degli iscritti e il conseguente calo dei finanziamenti all’ateneo turritano.

Da quando il professor Mariotti si è insediato la sede centrale di piazza Università non è più accessibile agli studenti. Non è più accessibile la biblioteca Olives con il grande ballatoio, il suo silenzio e la grande quantità di volumi, solo in parte ricollocati; la storica aula magna non viene più concessa per le lauree che si svolgono nelle più anguste sedi di dipartimento e si concludono sui marciapiedi.

Così avviene che un’istituzione secolare e di spicco nel panorama accademico si ritrovi con strutture che perdono pezzi, ostaggio di iniziative monarchiche organizzate a beneficio di pochi. Iniziative che rivelano il disfacimento del pudore democratico e manifestano la decadenza della memoria storica sarda. Votata al servilismo, l’Università rischia di dimenticare la cosa più importante: essa non dovrebbe essere un luogo chiuso ma la casa di chi insegna e di chi studia, di chi incoraggia e non frustra l’impegno sociale e istituzionale contro le tirannie storiche e le ingiustizie di oggi.

Per questi motivi le donne e gli uomini di Repùblica in questi giorni hanno seguito da vicino queste vicende e sarebbero stati presenti in piazza Università per difendere la memoria di chi ha lottato per la libertà della nostra terra e ha pagato con la vita. Per la dignità del popolo sardo che non ha dimenticato che in Sardegna i Savoia hanno fatto più morti della peste.

Del Rettore e dell’erede di Casa Savoia questa mattina in università non c’era traccia.
I settori più vivi e dinamici della città si sono uniti in un secco no ai Savoia e a chi ancora li serve e li onora.

Repùblica