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Posizione di Repùblica sul ruolo dell’Europa rispetto ai conflitti armati

Nonviolenza come approccio globale

Come forza politica che fa del metodo nonviolento un pilastro fondante non possiamo non opporci alla scelta militarista dell’UE così come a qualsiasi tipo di invasione militare che aggiunge male al male e ingigantisce i conflitti. Per noi la nonviolenza non è passività ma lotta politica attiva a favore dell’integrità umana e dell’ecosistema. In questo senso esprimiamo solidarietà alle popolazioni civili che soffrono le conseguenze di una guerra da loro non voluta.

Il manifesto politico di Repùblica recita: “Il nostro impegno per la soluzione pacifica di tutti i conflitti si concretizza nell’azione in favore della giustizia, andando alla radice delle dinamiche di scontro e affrontandole in modo nonviolento. Siamo contrarie e contrari alla pacificazione intesa come stato di quiete prodotto dall’oppressione, dalla passività e dall’ipocrisia”.

Indipendenza per i popoli e per l’Europa

Come forza politica indipendentista aneliamo alla nostra e all’altrui libertà politica, nazionale, sociale e culturale nel nome dell’inalienabile diritto all’autodeterminazione. È per questo che sottolineiamo che qualsiasi accordo che possa eventualmente porre fine alla guerra deve contare sull’appoggio di tutte le parti in causa e deve garantire la sovranità dei popoli e delle nazioni.

Tuttavia le vicende internazionali, l’atteggiamento degli Stati Uniti d’America e l’inconsistenza dell’Unione Europea ci dicono che difficilmente le volontà dei territori verranno ascoltate. Dal nostro punto di vista sono egualmente da rigettare sia l’atteggiamento militarista dell’UE sia la sua subordinazione agli interessi espansionistici strategici, industriali e territoriali degli USA. L’espansionismo della NATO verso Ucraina e Georgia, l’invio nell’area di mezzi e soldati, la violenta repressione delle popolazioni russe da parte del governo ucraino nonché la cosiddetta Euromaidan sono elementi su cui riflettere oltre la vulgata giornalistica. Il conflitto in Ucraina ha origini che vanno molto oltre i poco più di tre anni di guerra e che affondano in una dinamica politica e militare che i media hanno ignorato per più di un decennio per poi raccontarlo attraverso una lente che non facilita di certo la soluzione diplomatica e il dialogo.

Sappiamo di cosa si parla

Noi sarde e sardi conosciamo bene i traumi delle conquiste militari antiche e recenti e abbiamo pagato con la morte di intere generazioni le politiche di guerra e di repressione dei popoli che nel corso della storia hanno voluto conquistare il potere sulla nostra nazione. E tutt’oggi, a causa dell’occupazione militare, cioè della presenza delle basi italiane e NATO, viviamo in prima persona l’abominio concettuale e ambientale dell’utilizzo del nostro territorio come campo di prova di qualsiasi tipo di armamento da parte di tutti gli eserciti del mondo.

Senza dimenticare che in Sardegna, a Domusnovas, c’è una fabbrica di armi che vengono vendute a Israele con accordi per la produzione dei micidiali droni-killer.

Schizofrenia Ucraina-Palestina

Repùblica auspica l’apertura di una fase di negoziato e di diplomazia ed è fermamente contraria all’invio di armi in Ucraina perché questo è primo fattore di ulteriori escalation violente e perché la vittoria militare, nonostante le incoscienti parole della classe dirigente italiana ed europea, non è neanche ipotizzabile. Accendiamo i riflettori sulla schizofrenia dell’Unione Europea la quale da un lato pretende di difendere la sovranità dell’Ucraina e dall’altro permette il massacro del popolo palestinese, di bambini, donne e uomini da parte di Israele.

Auspichiamo l’immediata fine dei bombardamenti da parte della Russia sull’Ucraina – così come da parte di Israele sulla Palestina – e auspichiamo il ritiro di tutte le truppe e il loro rientro nei rispettivi territori.

Auspichiamo che la NATO blocchi la sua espansione verso l’Europa orientale e non incorpori l’Ucraina. Auspichiamo che lo Stato italiano attivi una modalità di neutralità attiva che possa contribuire alla soluzione diplomatica del conflitto.

Anche la Regione Autonoma della Sardegna potrebbe giocare un ruolo attivo di disallineamento rispetto alle posizioni dello Stato italiano e della NATO – ancor più oggi in presenza di provvedimenti come il DDL Sicurezza che mira a reprimere il dissenso – un ruolo sintonizzato con le aspirazioni di pace del popolo sardo e con la posizione strategica della nostra terra al centro del Mediterraneo.

Sottolineiamo il sabotaggio delle norme internazionali e delle organizzazioni come la Corte Penale Internazionale, l’OSCE e l’ONU. Auspichiamo inoltre che la comunità internazionale e l’UE si adoperino per ristabilire un quadro che favorisca la soluzione diplomatica riguardo il rapporto tra Ucraina e Repubbliche di Donetsk e Lugansk sulla base dei criteri stabiliti dal Protocollo di Minsk.

Imperialismo e colonialismo

Dal nostro punto di vista il problema di fondo dell’invasione dell’Ucraina è legato all’imperialismo e al colonialismo: è figlia dello scontro tra due imperialismi speculari, statunitense e russo, in competizione tra loro ma ideologicamente equivalenti, completamente disinteressati al principio di autodeterminazione dei popoli e disposti a qualsiasi genere di azione pur di ampliare o mantenere la propria area d’influenza, o per meglio dire di dominio.

Due blocchi geopolitici che competono in una gara a chi resta in piedi, nella corsa alla depredazione di territori e Stati deboli, a detrimento dei diritti, della giustizia, degli spazi di libertà sia nell’informazione sia nella vita sociale.

Per quanto riguarda invece la Palestina lo Stato israeliano applica l’apartheid, il colonialismo insediativo e trova ogni scusa per portare avanti la pulizia etnica e il genocidio. Israele dovrebbe oggi ritrovarsi più isolato di quanto lo fu il Sud Africa. Ma la comunità internazionale è inconsistente e ipocrita nel momento in cui vende armi a Israele con la richiesta di non usarle, o quando lo Stato Spagnolo riconosce lo Stato di Palestina ma reprime violentemente l’espressione democratica del popolo catalano.

In tutto questo l’UE, di cui sappiamo quanto valgano i principi democratici alla luce del suo silenzio sulla repressione in Catalogna, sta cercando di ricavarsi uno spazio da potenza imperialista di secondo livello, cosa evidentemente opposta ai nostri principi.

Militarismo, povertà e polarizzazione

L’Unione Europea e il governo italiano vogliono far pagare alla società il conto della guerra in Ucraina, un conflitto innescato da scelte politiche, geostrategiche e militari piegate agli interessi degli Stati Uniti d’America. Come indipendentisti non possiamo dimenticare che nell’UE circa novanta milioni di persone sono a rischio povertà o esclusione sociale. La precarietà, l’impoverimento progressivo, la mancanza di sicurezza sociale rendono impossibile per molti lo sviluppo dei propri progetti di vita. La stessa scelta di puntare sul concetto di riarmo e il subdolo tentativo di militarizzare il dibattito pubblico vanno oltre qualsiasi ragionevole obiettivo di garantire sicurezza per le reti informatiche e le infrastrutture strategiche.

È opportuno rimarcare che nel dibattito pubblico sono troppo spesso presenti pericolose polarizzazioni aprioristiche o condizionate dalle manipolazioni incrociate. Da parte nostra tentiamo di opporci a questa dinamica parlando chiaramente del fatto che oggi non è necessario né opportuno prendere le parti di un blocco o dell’altro; perché nessuno è meglio dell’altro e noi non siamo interessati a passare da una succubanza all’altra.

Inoltre appare evidente che la decisione dell’UE e di altri Stati di aumentare ulteriormente la spesa militare non corrisponde affatto alla realtà oggettiva esistente giacché gli investimenti Russi nel 2023 in materia di armamenti sono meno di un terzo rispetto a quelli dell’Europa.

In sostanza i denari destinati alla spesa militare sono un non condivisibile tentativo di rilancio dell’economia europea e vengono chiaramente sottratti alla sanità, all’edilizia pubblica, alle pensioni e ai servizi pubblici che invece dovrebbero essere garantiti e messi al servizio delle maggioranze sociali

Un modello virtuoso

Noi, assieme agli altri popoli senza stato, siamo sulla sponda opposta rispetto ai grandi blocchi imperialisti. E non stiamo al gioco del meno peggio. Abbiamo invece la responsabilità storica di produrre una nuova visione, un nuovo modello di società e di convivenza. Lo facciamo da decenni e riconfermiamo questo impegno oggi, in una fase in cui i conflitti armati sono aumentati del 40%.

Come affermiamo in tutti i nostri testi fondativi ci ispiriamo all’internazionalismo, perché il nostro indipendentismo è fondato sull’apertura al resto del mondo, sulla solidarietà politica ed economica, sulla convivenza pacifica. Pensiamo che solo dalla cooperazione tra popoli potranno scaturire democrazia e libertà.

L’Europa deve saper costruire una propria posizione propositiva in termini di sicurezza e di indipendenza politico-militare rispetto agli altri portatori di interessi mondiali. Auspichiamo che il primo obiettivo dell’Europa possa presto diventare quello della difesa dei diritti sociali, dei servizi pubblici universali, della sovranità dei popoli, della democrazia e di un modello sociale nonviolento.

15/04/2025 | Coordinamento Nazionale di Repùblica | www.republica.sr